Stefano Bussolari (già Commissario Polizia locale città metropolitana di Bologna)
DALLA REDAZIONE – La Ghiandaia possiede uno spettro di alimentazione onnivoro, sebbene a prevalenza di vegetali e svolge un ruolo polivalente in agricoltura, contribuendo alla funzione di controllo biologico verso insetti dannosi. Infatti, nella stagione riproduttiva, quando il fabbisogno energetico risulta elevato, la ghiandaia si nutre di grossi insetti e larve, inclusi parassiti come le processionarie e le piralidi, contribuendo al contrasto naturale di specie dannose per le coltivazioni agricole.
In Emilia Romagna lo status è giudicato favorevole in virtù della mancanza di particolari minacce per la specie e si registra una forte espansione d’areale, soprattutto nelle zone di pianura mentre in Appennino si osserva l’occupazione di ogni tipo di formazione boschiva
Essendo pure specie frugivora, la ghiandaia, specie in ambienti planiziali caratterizzati da impianti ortofrutticoli intensivi, può causare impatti con asporti diretti su alcune cultivar tipiche della nostra regione quali: albicocco, ciliegio, cocomero, fragola, girasole, melo, melone, pero, pesco, mais, sorgo, susino, vite e sugli allevamenti di lumache. Pur trattandosi di specie cacciabile dal primo settembre all’undici gennaio e, quindi, di un non elevato livello di protezione complessiva, prima di addivenire alla messa in atto del piano di controllo è etico e dovuto ogni percorso preventivo che tenda a mitigare gli impatti della ghiandaia con le coltivazioni anche con metodi ecologici non cruenti. In questa direzione l’evoluzione delle tecnologie, dovrebbe esserci di ausilio, creando giuste soluzioni che mettano il più possibile in sicurezza le attività agricole utilizzando gli strumenti del progresso e della ricerca per assicurarsi i benefici della biodiversità e contenere accettabilmente i danni.
Allo stato la tecnologia offre diversi dispositivi utili anche per altre colture frutticole, come descritto nei numeri precedenti di Agrimpresa. Per esperienza personale i palloni a elio sono particolarmente efficaci. Tra l’altro questi presidi di prevenzione possono essere acquisiti con il contributo di bandi periodici afferenti al Psr. La riduzione dei danni dipende in parte anche dall’attuazione dei piani di controllo di cui alla Delibera di Giunta Regione dell’Emilia Romagna n°322 del 2023.
Il prelievo in controllo della ghiandaia in ambito regionale mostra un andamento in costante diminuzione nel tempo. È specie molto intuitiva ed elusiva e seppure il metodo di prelievo più efficace è lo sparo posto in essere da soggetti autorizzati, i dati sugli abbattimenti in controllo dicono che vengono raggiunti numeri anche sensibilmente inferiori alla metà del contingente di capi annualmente consentito dalla Regione Emilia Romagna. La ghiandaia è difficilmente incamerabile in trappole generiche per corvidi di tipo “Larsen” o “letter box (gabbione francese)”.
Relativamente all’estensione temporale degli interventi si prevede che essi vengano attuati nel periodo in cui si manifestano i danni: nel caso di piante da frutto dalle prime fasi di sviluppo del frutto fino alla raccolta, per le colture erbacee e ortive nella fase di semina e di maturazione. Pertanto eventuali interventi richiesti dalle Aziende e autorizzati e/o vigilati dalle Polizie provinciali/metropolitana si effettueranno nel periodo compreso tra il 1° marzo e 31 ottobre inclusi coincidenti con i periodi di semina/piantumazione e dalla fioritura al raccolto. Come gli altri corvidi, la ghiandaia può predare uova e nidi di piccoli uccelli, incidendo sulla biodiversità locale negli ambiti protetti. Il periodo di possibile esecuzione del piano di controllo regionale con finalità anti-predatorie è compreso fra il 1° marzo e il 31 agosto, sempre subordinato all’autorizzazione dei Servizi Regionali competenti o delle Polizie provinciali.
La ghiandaia (Garrulus glandarius – Linnaeus 1758) è un uccello dell’Ordine dei Passeriformi e della famiglia dei Corvidi della lunghezza di 32–37 cm, apertura alare di 52–58 cm e peso tra 125 e 200 gr. Il caratteristico piumaggio è bruno-rosato con fronte e vertice striati di bianco e nero, mustacchi neri ai lati del becco, gola e sottocoda bianchi, ali superiori azzurre con barrature nere e bianche; coda nera con base bianca. Depone 4–7 uova di colore azzurro-grigiastro con macchie marroni e l’incubazione dura circa 16–19 giorni, con entrambi i genitori che si alternano; i piccoli lasciano il nido dopo 19 giorni circa.
Questo volatile favorisce inoltre la propagazione dei semi sul territorio; è, infatti, conosciuta per seppellire ghiande e altri semi, favorendo la rigenerazione naturale di corridoi boscati e macchie radure che è ormai assodato debbano alternare una tantum le coltivazioni agrarie intensive.
Sauro Pellerucci, uno dei principali player italiani nel settore della comunicazione digitale, imprenditore umanista e presidente del Festival dell’Editoria e del Giornalismo Emergente, ha apprezzato questo comportamento virtuoso per la biodiversità agro-forestale nel suo libro “Il bosco e la ghiandaia” (Ed. Pagine Sì; 2022). Il libro tratta il tema della speranza di rinascita, della capacità di prendersi cura l’uno dell’altro e del mondo. Il titolo è evocativo della ghiandaia come specie paradigmatica e in grado di prendersi cura dei boschi, seminando fino a ventimila semi l’anno, per potersi nutrire durante l’inverno, e di questi molti ne disperde nell’ambiente affinché possano germogliare e far nascere nuove piante. La ghiandaia non opera esclusivamente per il proprio consumo, ma anche per lasciare qualcosa alle future generazioni.
Noi oggi raccogliamo i frutti delle precedenti generazioni, che sono state delle “ghiandaie” molto attente, ma ci sorge il dubbio che forse noi non lo siamo sufficientemente per le future generazioni (al contrario, in questi giorni nel mondo si moltiplicano gli scenari di guerra e distruzione ambientale).
Si caratterizza per una tendenza demografica stabile (Birdlife International, 2017 e 2021). La popolazione nazionale di ghiandaie è stimata essere compresa tra 300.000 e 600.000 coppie e anch’essa sta vivendo una fase di espansione d’areale (Brichetti e Fracasso, 2011).
(Fonti: Carta regionale delle vocazioni faunistiche e Delibera Giunta Regione Emilia Romagna n°322 del 2023).