Stefano Bussolari, già Commissario Polizia locale città metropolitana di Bologna
Il Colombaccio (Columba palumbus – Linnaeus 1758), da oltre un decennio sta registrando un palese incremento di presenza, anche stanziale, in Emilia Romagna. Di una volta e mezzo, circa, le dimensioni del Piccione (Columba livia), sul petto assume tonalità rosa e sui lati del collo sono presenti due zone verdi con riflessi metallici e due macchie bianche. Gli immaturi sono facilmente riconoscibili per l’assenza di macchie bianche ai lati del collo.
Al contingente stanziale e nidificante si aggiungono quote molto importanti di individui che scelgono l’Italia come area di svernamento. Il surriscaldamento degli ultimi anni ha influito positivamente per la specie nel reperire maggiore sostanza trofica in frutti di boschi e foreste e la presenza di propizie colture intensive nelle aree di nidificazione, di svernamento e transito hanno influenzato questo aumento generale anche nell’Italia continentale.
Infatti, girasole, girasole portaseme, mais, pisello, pisello portaseme, orzo, orzo da seme, soia, sorgo, colza, fagiolino, mais, rapa, cavolo e favino sono spesso suscettibili di asporto e danno da parte dei colombacci. Questo incremento di presenza del colombaccio sul territorio regionale condiziona diversi aspetti concernenti le attività umane e sta provocando un notevole pregiudizio alle produzioni (sia per asporto sulle colture sia per motivi sanitari); associandosi al piccione e pesando ulteriormente sulla situazione descritta. I danni da colombaccio sono in forte incremento; infatti, rispetto al 2019, gli aumenti sono stati:
- 2020: +48%;
- 2021: +287%;
- 2022: +365%;
- 2023: +340%
(fonte Regione Emilia Romagna).
Tra il 2016 ed il 2023 in Regione si sono registrati danni alle colture per 240.412 euro di cui il 58,4% in Atc ed il 41,6% a carico della Regione, la quale ha conseguentemente previsto azioni di controllo specifiche, da accompagnarsi al piano di controllo del piccione, già in essere. Prima di arrivare ai piani di controllo numerico mediante abbattimento, la Regione annualmente finanzia interventi di prevenzione.
I principali presidi di prevenzione usati sul territorio regionale nella maggioranza delle aziende agricole sono: nastri olografici riflettenti, specchietti, reti di protezione, sagome di falco, palloni predator, sistemi vocali di allontanamento (distress call), ultrasuoni, detonatori temporizzati (cannoncini a gas), dissuasori ottici, copertura con reti simil antigrandine e palloni gonfiabili ad elio tipo “helikite” da portarsi fino a 25 metri in altezza.
Questi interventi messi in atto dalle imprese agricole forniscono risultati che, se pur apprezzabili nei primi tempi dall’adozione, producono poi nel tempo un effetto dissuasivo temporaneo e molto limitato; anche utilizzando più metodi contemporaneamente o cambiando spesso la loro posizione e alternandoli nel tempo. L’efficacia si esaurisce rapidamente dando origine a forme di assuefazione, anche basate sulla mancanza di esperienze negative successive all’allarme.
La Giunta Regionale con “l’approvazione del Piano di Controllo del colombaccio in Emilia Romagna” autorizza e coordina l’attività dei coadiutori nelle aziende agricole o zootecniche richiedenti.
Gli interventi prevedono l’abbattimento di questi volatili in prossimità della perimetrazione di colture passibili di danneggiamento, di allevamenti, di magazzini o di fabbricati rurali ad uso agricolo. Anche per i proprietari e conduttori dei fondi è prevista la partecipazione coordinata ai piani di controllo, previa frequenza di appositi corsi conformi a programmi predisposti dall’Ispra, muniti di licenza per l’esercizio venatorio nel caso di abbattimenti con armi da fuoco.
In ambiente rurale il controllo va attuato anche in sinergia con gli interventi a carico della specie colombo o piccione di città, nel periodo compreso tra il 1° aprile e il 15 settembre di ogni annualità, in corrispondenza con i periodi di danneggiamento alle colture e prioritariamente nei periodi della semina, dell’emergenza e della maturazione di colture suscettibili di danno da colombaccio.
In prossimità di fabbricati rurali a uso agricolo, l’intervento potrà avvenire nel periodo compreso tra il 1° aprile ed il 15 settembre di ogni annualità, onde prevenire la contaminazione fecale di alimenti e per salvaguardare l’integrità dei prodotti depositati nei silos o magazzini.