Stefano Bussolari (già Commissario Polizia locale città metropolitana di Bologna)
L’Airone Guardiabuoi (il suo nome deriva dal termine latino Bubulcus che sta per “mandriano di vacche) da alcuni anni è una presenza costante nelle campagne nel momento delle lavorazioni dei terreni o degli sfalci. Una delle sue peculiarità nei paesi di origine, ma non solo, è quella di presidiare mandrie di bovini, bufali o ovini e si posa anche sul loro dorso per cibarsi di parassiti come zecche e mosche emofaghe, portando molti benefici reciproci tra airone e allevatore.
Oggi, nelle pianure dell’Emilia Romagna, dove la zootecnia all’aperto è ormai rara, la sua ancestrale funzione ecosistemica si è evoluta e convertita in “guardiano di erpici e aratri”. Spesso i guardabuoi seguono fedelmente i trattori durante le fasi di lavorazione dei terreni in colonie composte da diversi esemplari. Si nutre appunto di invertebrati terricoli, insetti, bisce, talpe e di piccoli roditori (arvicole) che trova nei terreni agricoli sommossi o rivoltati dai macchinari in opera. Nella sua dieta sono presenti anche pesci, anfibi e invertebrati acquatici ma, non essendo esclusivamente un ittiofago e date le sue modeste dimensioni, non è annoverato tra le specie di uccelli (es. Cormorano) in grado di produrre asporti significativi alle nostre produzioni ittiche e di pescicoltura di acqua dolce.
È delle specie protette ai sensi della legge 157 dell’11 febbraio1992, verso cui non si esercita né la caccia né il controllo.
L’Airone Guardabuoi è un Ardeide di dimensioni inferiori comparativamente agli altri aironi; la sua taglia media vede una lunghezza di 48 – 53 cm e un’apertura alare di 90 – 96 cm.; può raggiungere il peso di 500 grammi . L’areale distributivo del guardabuoi dalle predette zone di origine si è espanso per tutto il ventesimo secolo e oggigiorno comprende sia gran parte dell’Asia e dell’Africa, ma anche delle Americhe e dell’Europa meridionale, compresa l’Italia. Nel nostro Paese la presenza è regolare solo dagli anni Ottanta del secolo scorso; la prima nidificazione documentata è avvenuta in Sardegna nel 1985. Successivamente sono state documentate nidificazioni con successo in Piemonte (1989) e poi, a seguire, nella restante pianura padana e nella nostra regione. In ragione del suo stato di conservazione “favorevole” il suo territorio di colonizzazione si sta espandendo e negli ultimi anni si è assistito a un aumento dei contingenti delle popolazioni e delle nidificazioni in tutta la penisola. Anche i contingenti di animali svernanti sono sensibilmente aumentati, guardando anche i dati dei censimenti annuali invernali (Iwc, International Waterbird Census).
Il guardabuoi nel nostro Paese trova attualmente condizioni di temperatura e reperimento di sostanza trofica propizie per quasi tutto l’anno e, quindi, è da considerarsi stanziale in modo preponderante; intraprende migrazioni e spostamenti in contingenti limitati. Nella maggior parte dell’anno si caratterizza per una colorazione completamente bianca, fatta eccezione per il becco giallo e le zampe grigio verdi. Nel periodo riproduttivo, però, ha piume arancioni sul vertice, sulla nuca e sul dorso, mentre il becco e le zampe sono di colore tra l’arancio e il rosa carnicino. Il guardabuoi può confondersi con la Garzetta (Egretta garzetta) sia per le dimensioni sia per il colore ma una analisi del becco, giallo nel guardabuoi e nero nell’altro piccolo airone; nonché la mancanza dei guanti gialli ai piedi tipici della garzetta, rende facile la distinzione delle due specie.
La postura al suolo connota la forma tozza del guardabuoi contro la forma slanciata ed elegante della garzetta (il guardabuoi ha il collo corto). Oltre ai campi frequenta gli ambienti umidi e vallivi; nidifica in garzaie, una sorta di condominio, generalmente ricavato su arbusti, salicacee o comunque piante di boschi umidi o semisommersi in cui svariate coppie costruiscono il loro nido in modo molto prossimo e frequentemente condiviso con altre specie di ardeidi. La forma tipica del nido è a coppa poco profonda, realizzata con rametti e steli di canna. Durante la stagione riproduttiva gli adulti sfoggiano una livrea colorata con piume arancioni sul vertice, sulla nuca e sul dorso, becco e zampe di colore carnicino. Il guardabuoi a terra ha una camminata fatta a scatti e scarti laterali improvvisi che gli consentono la giusta velocità per rincorrere e insidiare piccoli mammiferi o piccoli uccelli indeboliti e nidiacei in fuga al suolo e predarli con il suo becco robusto e tozzo, relativamente pronunciato.
Caccia solitamente in branchi al contrario degli altri aironi che in cerca di cibo sono di solito insofferenti alla vicinanza dei loro simili e adottano strategie predatorie maggiormente improntate alla posta fissa, al mimetismo e all’attenzione e non alla seguita (sfruttando la velocità del lungo collo di cui il guardabuoi non è dotato). L’Airone Guardabuoi è fortemente sociale e trascorre la vita sempre in compagnia dei suoi simili.
Non vi è apprezzabile distinzione fra i sessi. Entrambi i genitori covano per circa 25 giorni 2-5 uova azzurrognole. Alla nascita i piccoli mostrano una leggera peluria e non sono in grado di termoregolarsi, per cui devono avere assistenza costante di un genitore, ma nella seconda settimana di vita possono già restare soli nel nido per il tempo necessario al procacciamento del cibo da parte degli adulti, protetti dall’assistenza gregaria fornita dalla colonia prossima. A tre settimane la livrea giovanile è completata e i giovani lasciano il nido sperimentando fino alla settima settimana quando diventeranno autonomi.
Non si registrano particolari danni da guardabuoi su colture agrarie; lo dobbiamo considerare un “accompagnatore“ durante le nostre arature o erpicature e un elemento essenziale agli ecosistemi.